Riunendo immagini della mia cucina scattate nel corso degli anni, ho voluto sottolineare, attraverso la modalità ciclica, ritmata e costante, non solo la necessità e l’esigenza di cucinare giornalmente, ma, implicitamente anche l’idea dello spreco, del consumo e degli imballaggi che questo comporta; inoltre sottinteso vi è il condizionamento che avviene fin da bambini attraverso i pentolini giocattoli.
Il ritmo delle immagini che si susseguono è ben accompagnato dalla musica e dalla ripetizione in loop del video.
Errori di ripresa scelti come fossero punti di forza: riprese sfocate, mosse, sbagliate, storte, ulteriormente montate, rallentate o velocizzate anche nel loro audio originale. Brevi intervalli come versi di una poesia lunga una gita a Firenze o tre minuti.
Il video inizia con una ripresa della folla che passeggia e si dedica allo shopping del sabato pomeriggio in via del Corso, a Roma. I movimenti e i rumori cominciano a farsi più rapidi fino a dissolversi in un insieme tenue e vago dai suoni indistinti. È questo lo sfondo davanti al quale prende vita il secondo scenario, una sorta di mondo parallelo: animali – alcune scimmie, una giraffa, una tartaruga – che attendono alle proprie attività quotidiane come mangiare e pulirsi, o che si guardano semplicemente intorno. L’atmosfera è tranquilla e gradevole. La folla dello shopping non è ormai che uno sfondo astratto e quieto, ma essa riappare a più riprese attraverso fastidiosi frammenti di immagini e brandelli sonori, mentre qualche scontrino precipita lentamente al suolo. Una tartaruga, saggia e calma, si fa strada tra i pezzi di carta spiegazzati che sono disseminati per terra. Il clima di serenità viene però turbato dal brusco suono di un clacson: il prepotente via vai delle macchine che, passando, cancella ogni cosa.
È basato su una serie di fotomontaggi digitali realizzati utilizzando diverse componenti: fotografie vecchie e nuove nonché scansioni di materiali quali corde, incisioni su plexiglas, pellicola e foglie. Le immagini sono state elaborate con varie tecniche di animazione digitale. L’avanzamento delle immagini e dei suoni crea un senso di intimità e delinea uno spazio interiore in aperto contrasto con lo scorrere del tempo e lo spazio esteriore. La storia personale viene contrapposta alla storia collettiva: un tema che l’artista aveva già elaborato due anni fa nell’installazione fotografica Timelines. Nel video in questione lo ha ulteriormente approfondito. Le sette vite del gatto si succedono in una linea temporale; ogni vita è introdotta da suoni di campana o di timpano. La settima vita è la parte più lunga del film e ne rappresenta il clou: la ricerca dell’eremita attraverso il cammino spirituale. L’eremita tuttavia non viene trovato e il sublime rimane dunque irraggiungibile. Il video si conclude coi famosi versi del poeta taoista Chia Tao (779-843):
Sotto l’abete interrogo il discepolo: “Il maestro è partito in cerca di semplici, Per di là, in fondo alla montagna. Nuvole folte: non si sa più dove...”
L’informazione data dal discepolo diventa sempre più vaga: dall’indicazione del sentiero, mediante la profonda comunione con la natura, si tende al completo distacco dello spirito.
Il video fa parte del ciclo Korporal Zoo: una serie di brevi video che trattano il rapporto tra animali e esseri umani da diversi punti di vista -- culturale, sociale, ambientale. Nel video The Waltz figurano uccelli che volano liberi, e una coppia di donne (possono essere sorelle, amiche, amanti) che sono rinchiuse in una gabbia e ballano infinitamente sul ritmo di un valzer. Alla fine riescono a liberarsi... Il video è stato proiettato il 24 aprile 2010, durante l'evento Female Power, e il 10 luglio al Festival Miden, Kalamata, Grecia.
Video: Stefano Florio Testo e voce: Lello Voce e Luca Bassanese
Lello Voce e Luca BAssanese, due artisti da sempre fuori dagli schemi, lanciano la loro s/comunica ai media con un brano dal titolo "La Buonafede", dove le note si alternano alle parole in un sapiente e trascinante intreccio di musica e spoken words.
Diretto e prodotto artisticamente da Stefano Florio per Buenaonda, un progetto anomalo che vede più realtà intellettuali fondersi per diventare messaggio, grido contro l'instabilità e l'insoddisfazione di questi tempi martellati da un informazione persistente ed insistente dove nessuno può dire di non sapere ma dove molti si ostinano a non vedere e ad ignorare.
L'interpretazione del brano dalla celebre poesia di T.S. Eliot va contestualizzato all'interno dell'immane iniziativa multimediale che Babsi Jones allestì e pubblicò su Web, facendo esplodere Sappiano le mie parole di sangue (Rizzoli), di cui rimane solo la homepage, qui: http://static.slmpds.net/index.html/babsi/ Audiofile di Babsi Jones tratto dal blog di Giuseppe Genna, qui: http://www.giugenna.com/2010/01/22/audiofile-babsi-jones-da-mercoledi-delle-ceneri-di-eliot-la-parola-perduta/ Testo da Mercoledì delle Ceneri di TS Eliot (La parola perduta), poesia integrale tradotta, qui: http://www.piuchepuoi.it/eliot/mercoledi_ceneri.php Musica dei Virtualman, dall'album Four Billion Years, scaricabile da jamendo, qui: http://www.jamendo.com/it/album/48755 Immagini dal web: Jay z, Fahrenheit 451, Sarajevo e Mitrovica nella seconda metà anni '90, Lehmann Bros, Lorella Cuccarini in Pianeta proibito, il bambino che spara col fucile è una scena di gioco avvenuta nella campagna serba. Montaggio: Fabio Luise
Manifestazione internazionale di contaminazione letteraria.
Lips è un evento che nasce dal basso, motivato da un esigenza sempre più pressante di potersi confrontare con altre realtà esistenti, del panorama nazionale ed internazionale, che nel migliore dei casi restano esperienze importanti, ma isolate.
Partendo da questo presupposto Lips intende raccordare diversi scenari e fornire una piattaforma che possa servire da confronto, incontro ed esibizione delle proposte maturate nelle varie arti attorno alla poesia.
In questo caso proprio la poesia, arte d’elite per eccellenza, funge da catalizzatore o da motivo aggregante per tutte quelle diversificate espressioni di contaminazione artistica che ruotano attorno ad essa o semplicemente la sfiorano.
Tratto da: 1974 -- Bene! Quattro diversi modi di morire in versi. Majakovskij-Blok-Esenin-Pasternak; adattamento testi di C.B. e R. Lerici; traduzioni di: I. Ambrogio, R. Poggioli, A. M. Ripellino, B. Carnevali; riduzione, adattamento, regia e voce recitante C.B.; scene M. Fiorespino; direttore della fotografia G. Abballe; musiche di V. Gelmetti; voce solista C:B.; assistente alla regia C. Tempestini; mixer video A. Lepore; operatori RVM: M: Nicoletti, E. Piccirilli; produzione RAI; durata 1h 20', trasmesso in due parti il 27 e 28/10/1977, Rai 2.
Tratto da: 1974 -- Bene! Quattro diversi modi di morire in versi. Majakovskij-Blok-Esenin-Pasternak; adattamento testi di C.B. e R. Lerici; traduzioni di: I. Ambrogio, R. Poggioli, A. M. Ripellino, B. Carnevali; riduzione, adattamento, regia e voce recitante C.B.; scene M. Fiorespino; direttore della fotografia G. Abballe; musiche di V. Gelmetti; voce solista C:B.; assistente alla regia C. Tempestini; mixer video A. Lepore; operatori RVM: M: Nicoletti, E. Piccirilli; produzione RAI; durata 1h 20', trasmesso in due parti il 27 e 28/10/1977, Rai 2.
Seconda parte della trilogia in corso d’opera riguardante il sogno.
Come dal film “La notte dei morti viventi” di George Romero, c’è un inseguimento costante da parte dell’inseguitore verso l’inseguito, ma sottraendo, quindi tagliando tutte le scene relative a uomini o zombie di qualsivoglia sesso rimane una sola ed unica figura, quella femminile.
Colei che fugge da qualcosa, da qualcuno o da se stessa.
Attraverso un gioco di rimandi e ripetizioni di azioni filmiche, in un’accurata scelta di maschere che formano quadri a contigui si ha un risultato sorprendente.
Quello del film vero di Romero (da cui è tratto il video) in una nuova interpretazione della trama differente dall’originale, operazione concettuale un po’ alla Douglas Gordon, come dire reiterpretare la realtà metabolizzata, anche se attraverso una pellicola e darle una nuova visione.
Intervenire nell’immaginario collettivo e stravolgerlo.
Arrivare pian piano senza strappi come si trattasse di un nuovo copione con sospensione e colpi di scena reinventati.
Elaborazioni oniriche che creano nuove trame di una esistenza parallela, surreale.
Booktrailer del libro "Luce all'interno" di Franco Tutino
È un canzoniere struggente, elegantemente costruito sulle forme classiche della levità epigrammatica e tematicamente intonato a una biologica, primaria, religione degli affetti. Scrive nell’Introduzione Francesco Scarabicchi: “Quasi una vocazione tentare l’azzardo, riconoscere, nel tu che torna come una litania e un orizzonte, quell’unica luce all’intero dell’emozione, quella totalità di vertigine e quiete che appaghi il tumulto”.
Testo: Eugenio Montale Voce: Vittorio Gassman Regia: Andrea Galli Fotografia: Andrei Tarkovski Arrangiamento musicale: Andrea Galli i Prodotto da: nuoviautori.org
Testo: Cesare Pavese Regia: Andrea Galli Fotografia: Andrei Tarkovski Arrangiamento musicale: Andrea Galli ispirato a Ennio Morricone Prodotto da: nuoviautori
Trailer di Poesia che mi guardi, film/documentario su Antonia Pozzi.
Poesia che mi guardi vuole dare voce alla poesia e alla tormentata ricerca esistenziale di Antonia Pozzi, figura di rilievo del Novecento Italiano, una poetessa originale, matura e appassionata ma anche uno spirito libero e profondo, morta settantanni fa, suicida a ventisei anni. Protagonisti sono Maria, una cineasta, e un gruppo di giovani che pratica la poesia da muro.
Riflettendo sulla Pozzi, affrontano i temi dell'essere donna e artista, nella società di allora e di oggi.
"Poesia che mi guardi è una riflessione sulla poesia e sulla sua necessità. Amo la poesia e amo i poeti perché danno voce, coraggiosamente, a ciò che di solito è taciuto. Antonia Pozzi, in particolare, mi aveva fulminata perché la sua poesia è libera, carnale, sincera. Ha saputo guardare, senza ritrarsi, la bellezza e il dolore del mondo e testimoniare se stessa."
Un testo, più evocazione che lettera damore, più preghiera che poesia, è scritto su un muro di mattoni con lo scotch (e in un punto anche con lacqua). Le lettere appaiono poi si disfano, e restano per terra così come la nostra pretesa di capire il cosa, il come e il perché. Lartista parla di scrittura semi-automatica a caratteri mobili, visibile allesaurirsi del proprio movimento; di muro ermetico e di quattromila seicentocinquantacinque fotogrammi, che sono un omaggio a casa Martini e a molte altre case.
Che cosa è un sogno se non l'esplicazione completa ma irripetibile di una necessità?
Quando sogniamo (ricordando che parlare di sogni è come ripetere una poesia imparata a memoria ma dimenticata) tutto è esplicitato così chiaramente dal flusso d'immagini che ci scorre sotto le palpebre, che è inevitabile non poterle trattenere fino a dopo il risveglio.
Solo nei sogni combaciamo con la realtà, perché la realtà in cui ci muoviamo è quella da noi ricostruita e proiettata, sia che si faccia un incubo sia che si sogni la persona amata.
L'opera d'arte ha molto in comune con il sogno, ne è l'espressione uguale e contraria, siamo noi in questo caso che cerchiamo di combaciare con la realtà per spiegarla, per fondere nella veglia significato e significante.
Nel produrre un'opera d'arte ci si può confrontare con due tipologie metodologiche, una basata sulla meditazione di un concetto, che elaborato e raffinato alla fine confluisce in una forma, l'altra invece si manifesta improvvisamente attraverso l'immaginazione di una forma in cui tutto il percorso di pensiero è già espresso; è il processo più difficile perché dalla forma si confluisce successivamente al significato.
In verità questo secondo metodo, che ci si accorge è difficile definire tale, è nella sua espressione uguale al sogno.